mercoledì 20 gennaio 2021

GOVERNO CONTE: LA FIDUCIA C'È, MA...

 

Un frame dell'emiciclo del Senato, a palazzo Madama (web)

E' caduto il governo Conte? è questa la fatidica domanda che molti italiani si stanno ponendo, all'indomani del voto di fiducia al Senato. Voto che ha visto la maggioranza raggiungere quota 156 voti a favore contro i 140 invece sfavorevoli, 16 gli astenuti (praticamente tutti i senatori aderenti ad Italia Viva, il partito che fa capo a Matteo Renzi).

Cosa significano questi numeri? come vanno interpretati? Beh, non è semplice leggerli, perché dietro ad ogni numero c'è un nome, un cognome ed un appartenenza politica ben precisa. Tra i 156 favorevoli che hanno votato la fiducia al governo ci sono infatti:

- 2 appartenenti all'opposizione (due senatori di Forza Italia, prontamente espulsi dal partito);

- 6 senatori a vita (tra cui si annoverano i nomi di Liliana Segre e Mario Monti)

Alcuni ex senatori del Movimento Cinque Stelle, tra cui troviamo Gregorio De Falco (alias "Salga a bordo caxxo!) e Lello Ciampolillo. Due figure molto diverse tra loro, ma che fino a poco tempo fa, aderivano alla stesso credo politico, quello del Movimento di Grillo per l'appunto. Oggi sono senatori fuoriusciti, e, per ragioni differenti, hanno entrambi votato favorevolmente al governo Conte.

Il senatore Ciampolillo tra l'altro è balzato agli onori della cronaca per alcune sue dichiarazioni, quali ad esempio quella di curare la Xylella con il sapone (relativamente al problema degli ulivi malati in Salento), non che, non ha certo nascosto la sua ambizione a diventare Ministro dell'Agricoltura (posto lasciato vacante dalla renziana Bellanova), insomma, un personaggio piuttosto eclettico.

Lello Ciampolillo, senatore della Repubblica Italiana 
appartenente al gruppo misto, ex del M5S


Il problema principale è però un altro. Come e quando Conte potrà consolidare questi numeri? difficile dirlo. Nelle prossime settimane certamente il premier tenterà svariate strade per impedire al suo governo (il secondo) di cadere. Ma il percorso non è assolutamente semplice, per svariate ragioni:

1) Basterà che i senatori di Italia Viva (che in tutto sono 18) votino contrariamente in una delle prossime votazioni, per far andare il governo in parità o addirittura in minoranza, e quindi, di fatto, far bocciare un determinato provvedimento. Ciò significherà che il governo non avrebbe più la maggioranza al Senato e sarà quindi impossibilitato a governare, a meno che non trovi altri 18 o più voti che vadano a colmare il vuoto fiduciario lasciato dal partito di Renzi. Questo però vorrebbe dire dire sfondare quota 170 voti a favore, ipotesi che al momento sembra piuttosto utopica;

2) Come far convivere una maggioranza variegata e poco omogenea, composta da membri dell'attuale coalizione di governo, senatori a vita, ex pentastellati e ribelli dell'opposizione?;

3) I senatori che ieri hanno votato la fiducia al governo, continueranno a votare a suo favore anche nel prossimo futuro? Pensiamo ancora una volta ai senatori a vita o ai due di Forza Italia (ormai ex);

4) Ma governare, non vuol dire solo avere i numeri in parlamento, ma anche far quadrare e funzionare le varie commissioni. Quest'ultime hanno il compito di proporre, discutere, scrivere e portare poi in parlamento quanto da loro approvato. Ci sono varie commissioni: quella sulla giustizia, quella per la riforma elettorale, etc....

Se, con la fuoriuscita di Italia Viva del governo, non ci sarà nessuno che rimpiazzerà loro all'interno delle commissioni, come sarà possibile procedere con i lavori parlamentari?

Insomma, di fatto, il voto di ieri, è stato solo un prolungamento della crisi, volto a mettere il tutto in una sorta di stand-by, alla ricerca di nuovi "volontari" disposti a sostenere il governo mediante trattative sottobanco, accordi o un nuovo programma destinato ad un governo di scopo, che duri sino al termine della legislatura.

Questo vuol dire compromesso, rinunce, ridimensionamenti e politiche destinate a dover accontentare una fetta più ampia di quella attualmente al governo (composta ora solo dal Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle) e che è quindi alla ricerca di un nuovo gruppo che sostenga la maggioranza. Si parla del partito di Clemente Mastella, con il quale le trattative proseguono, si parla dei socialisti di Nencini (che ieri, un pò a sorpresa, ha votato favorevolmente), si parla degli appartenenti al gruppo misto (i fuoriusciti dai vari partiti nei mesi precedenti). Ma è lecito per un governo restare aggrappati ad ogni voto e dover dar conto ai "capricci" di ogni singolo pur di estorcere loro un "Sì"? La risposta sembra piuttosto ovvia, e nei prossimi giorni scopriremo in quale direzione Conte e soci vorranno dirigersi, se verso un tentativo di mediazione con nuove forze politiche oppure se abdicare, e andare quindi a nuove elezioni, come il centrodestra decanta ormai da tempo immemore.

lunedì 11 gennaio 2021

TRUMP SOSPESO DA TWITTER, GIUSTO O NO?

 

(Immagine:ilpost.it)


Donald Trump, Presidente uscente degli Stati Uniti d'America è stato sospeso in modo permanente dal social network Twitter. Il social cardine della sua campagna elettorale cinque anni fa e sua voce durante tutta la sua presidenza.

In molti si stanno chiedendo se sia stato lecito o meno bannare Trump dal social in questo momento. E come spesso accade in questi casi, una risposta oggettiva non c'è. Twitter, così come Facebook, Instagram o qualsiasi altra piattaforma in cui ci si può iscrivere, ha dei regolamenti che vengono automaticamente accettati al momento della sottoscrizione. E' come entrare a casa di qualcuno insomma, accettandone regole, abitudini e quant'altro necessario per la pacifica convivenza all'interno di quella abitazione. E se questi non vengono rispettati, si viene gentilmente invitati ad uscire o nel peggiore dei casi si viene buttati fuori a calci.

Si tratta quindi in tutto e per tutto di decisioni arbitrarie, non sempre corrette e spesso soggettive. I ban, temporanei o permanenti, accadono ogni giorno all'interno dei social network. Ma è piuttosto ovvio che quello perpetrato a Donald Trump, in questo momento storico, sia estremamente eclatante in luce dei recenti fatti di Capitol Hill e delle minacce di rivolte già annunciate per la prossima settimana, ovvero quando la presidenza Biden avrà ufficialmente inizio.

La libertà di parola e di azione, termina nel momento in cui questa va a ledere la libertà altrui, o minaccia la vita di qualcosa o di qualcuno. Nella fattispecie quella dei principi democratici che regolano gli Stati Uniti d'America da più di 200 anni a questa parte. E' pertanto lecito porre un argine quando questa libertà viene minacciata o peggio soppressa, fermo restando che non sarà certamente sufficiente per arginare le tensioni che stanno colpendo l'America nelle ultime settimane.

domenica 10 gennaio 2021

ATTUALITÀ: QUANDO L'EUROPA CI PROTEGGE

 

(Web)

L'Europa non fa nulla,
l'Europa è inutile,
se non ci fosse non cambierebbe nulla.

(citazione di un italiano medio qualunque)

Certo a volte lassù ci fanno girare un po' le scatole, tra eccessiva burocrazia e difficoltà nel comprendere i meccanismi che determinano il funzionamento, non che i privilegi che comporta l'appartenenza all'Unione Europea. Beh, il caso di cui vi parlerò oggi è uno di questi.

In molti stanno ricevendo sul proprio dispositivo mobile, un messaggio da parte di WhatsApp (l'app di messaggistica istantanea più famosa al mondo), in cui si viene invitati (di fatto obbligati) ad accettare le loro nuove disposizioni sulla privacy, pena, a partire dall'8 febbraio, della possibilità di continuare ad usufruire del servizio.

Ma cosa comporta l'accettazione (obbligatoria) di tali termini? È presto detto:

Praticamente tutto ciò che scriviamo, condividiamo, facciamo e inoltriamo su WhatsApp verrà ceduto a Facebook (le due società ormai appartengono entrambe a Zuckerberg, così come Instagram). Ciò, secondo quanto sostenuto da loro, al fine di migliorare l'utilizzo e l'interazione tra gli utenti, e per proporre servizi ed inserzioni pubblicitarie mirate. 

In parole povere tutto ciò che faremo su WhatsApp sarà utilizzabile da Facebook per fini pubblicitari, analizzando ogni minimo dettaglio delle nostre interazioni (con chi chattiamo, per quanto, perchè, come e quando). Messa così sembra inquietante, ed in effetti lo è. Ma le cose non sono poi così diverse dall'attuale utilizzo che facciamo dei social network quali facebook, Instagram, o nella semplice accettazione dell'utilizzo dei così detti cookie. Tuttavia in questo caso si tratta di un intensificazione di tale modus operandi, che ormai da qualche anno, caratterizza il business nel mondo del web, con particolare riferimento ai social media.

Ma c'è qualcuno che ci tutela, nell'Unione Europea e nel Regno Unito non dovremmo preoccuparcene (almeno per ora), il tutto grazie all' applicazione del GDPR (il regolamento generale per la protezione dei dati), che di fatto impedirà a Facebook di poter applicare tale procedura. Pertanto, per il momento, in tutti i paesi della UE e nel Regno Unito non cambierà nulla, salvaguardando la nostra privacy da questa ulteriore morsa perpetrata dalla società di Menlo Park (sede centrale di Facebook Inc., in California, Usa).

Potete quindi continuare ad utilizzare WhatsApp, senza eccessivi allarmismi e senza nessuna corsa alla disinstallazione.

sabato 9 gennaio 2021

POLITICA: LA DESTRA ITALIANA A CHE PUNTO È?

Riprendendo le parole di Guido Crosetto, mi sono voluto porre un quesito. A che punto è la destra italiana?

In molti direbbero che è florida, vivace e più viva che mai. Nonostante sia all'opposizione infatti, i sondaggi la danno come maggioranza del paese (se unita, FI+FDI+LEGA). Tuttavia mi domando quanto delle forze populiste possano imporre una vera e propria corrente politica a medio-lungo raggio. In parole povere, per intenderci, quando e per quanto questa sarà davvero capace di governare? e soprattutto con quali risvolti futuri?

Donald Trump

Da che mondo e mondo il populismo ha caratterizzato gli ultimi cinque anni della politica mondiale, con Trump negli Usa prima, Bolsonaro in Brasile poi, e aggiungerei anche Duterte nelle Fillippine, realtà lontana dal mondo occidentale, ma forse ancor più cruenta e antidemocratica rispetto a quelle a noi più note. Tale onda ha inevitabilmente influito anche sulle politiche europee, che, tuttavia, sono riuscite ad arginare l'onda populista ed impedire ch'essa salisse al potere. Orban è un caso a parte, la realtà ungherese è infatti a se stante, in quanto da forza conservatrice essa si è trasformata via via in maniera sempre più estrema, sino a sfociare in un vero e proprio movimento di estrema destra ed al limite del dispotismo (limite probabilmente superato già da qualche tempo), e quindi non salita al potere durante quest'ultima fase.

Ma venendo alla realtà italiana, torniamo quindi al quesito iniziale: a che punto è la destra italiana?

A mio modesto avviso è in una sorta di bolla temporanea, avvolta dal proprio dissenso senza e senza ma verso qualsiasi cosa che dica o faccia chi la pensa diversamente. Una bolla che assorbe ogni dissenso popolare (e relativi voti), alla ricerca del momento giusto per raccogliere quanto seminato. Una semina tuttavia costellata da grano marcio, piselli secchi, pomodori più o meno marci e qualsivoglia immaginare raccolto di infima qualità. Quantità (voti) che potrebbero rivelarsi massicce, ma quanto davvero utili?

Tale mia "metafora agricola" è volta a farvi comprendere la mia attuale visione della destra italiana, che degli ideali della destra moderata e conservatrice, quella capace di durare, d'imporre ideali e politiche realmente applicabili, ha in realtà poco o nulla, e che è destinata a sgonfiarsi non appena metterà piede nelle stanze dei bottoni, quando non sarà altro che in grado di fornire al popolo dei rancidi pomodori marci.

Immagini dell'assalto a Capitol Hill(web)


Quanto accaduto negli Usa, come dice bene Crosetto, non favorisce certo i populisti nel mondo, in quando l'assalto a Capitol Hill ha mostrato al mondo di cosa le forze populiste possono esser capaci, ovvero soverchiare gli ideali democratici che hanno caratterizzato la pace e la pacifica convivenza dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, anche in luce del fatto che ciò sia avvenuto nella culla della civiltà democratica, gli Stati Uniti d'America.


Immagini della marcia fascista su Roma del 1922 (web)

Un ritorno al passato è qualcosa che spaventa qualsiasi essere umano, un qualcosa che scuote l'animo di chiunque, un animo inevitabilmente terrorizzato dalla paura che qualcosa di simile, con i populisti al potere, possa accadere anche nella loro realtà, sino a sfociare in un potenziale nuovo conflitto mondiale, alimentato da ribellioni e sommosse spinte da ideali estremisti fomentati da leader forti e carismatici, che, cavalcando l'onda populista sono riusciti ad aizzare intere folle contro la democrazia e a conquistare il potere con la forza.

venerdì 8 gennaio 2021

USA: TRUMP IN TROUBLE

 

Donald Trump, Presidente uscente degli Stati Uniti d'Americano(Foto:Web)

I nostri occhi la scorsa notte sono stati tutti puntati a Capitol Hill, Washington DC, Usa. Lì dove il consiglio degli Stati Uniti d'America in seduta plenaria era riunito per certificare l'elezione di Joe Biden in qualità di nuovo presidente USA. Ma qualcosa, o meglio qualcuno, ha impedito che la democrazia americana, faro della civiltà democratica mondiale, venisse liberamente messa in atto.

Il nome da fare è uno solo, Donald Trump. Seppur non materialmente, è a lui solo che va attribuita la responsabilità dell'assalto al Campidoglio compiuto ieri dai suoi seguaci, volto ad impedire la ratifica del voto LIBERO E PULITO espresso dal popolo americano lo scorso novembre, ma che Trump ed i suoi più accaniti sostenitori non hanno mai accettato.

Jake Angeli, italo-americano, uno dei "capi" della rivolta

Ma chi sono coloro che erano lì presenti? armati fino al collo e con vestiti sgargianti, eccentrici e spesso al limite del ridicolo? Si tratta di suprematisti, membri dell'estrema destra, sudisti, complottisti. Gente spesso senza scrupoli e pronta con qualsiasi mezzo a raggiungere il proprio scopo. Ed è proprio su questo tipo di individui che Donald Trump ha trovato il suo terreno più fertile per condurre ad una vera e propria rivolta.

Si tratta di gente che crede ancora che bianchi e neri debbano avere diritti diversi o viaggiare su autobus differenti. Si tratta di gente che vive ancora nel 1800, quando negli stati del sud degli stati uniti i neri non erano altro che muli da soma utilizzabili unicamente come schiavi, e le donne di colore usate come giocattoli da divertimento. Si tratta di gente che crede che la terra sia piatta, che il cambiamento climatico sia un invenzione di una ragazzina svedese o che il coronavirus sia tutta un fandonia.

Ma attenzione! Costoro non vanno confusi con chi ha sostenuto elettoralmente Donald Trump, tanto quattro anni fa quando vinse, quanto lo scorso novembre. Scelta legittima, democratica e per certi versi anche giustificabile dai successi economici messi in campo dall'amministrazione Trump.
Il problema sorge quando lo stesso "tycoon", ben consapevole delle frange estreme presenti all'interno del suo elettorato, le utilizza per proprio tornaconto, sfruttando tutta la loro ignoranza per soverchiare la democrazia americana, tanto antica quanto preziosa per il mondo intero, decantata da Tocqueville duecento anni fa.

Ora però Trump è in trouble (Trump è in trappola), al capolinea! Almeno per quanto concerne le sue speranze (già flebili sin dal giorno seguente le elezioni) di restare alla casa bianca. Difficile dire tuttavia se sarà messo definitivamente fuori dalla scena politica americana. Certamente, dopo ciò che è accaduto a Capitol Hill la scorsa notte (italiana) costerà lui caro. L'impeachment* potrebbe essere infatti dietro l'angolo, ed i processi per i suoi reati fiscali ed ora anche sovversivi, da qui in avanti potrebbero segnare la sua vita fino alla fine dei suoi giorni.

(*) L'impeachment è un procedimento previsto dalla costituzione americana, volto a destituire un presidente per varie gravi motivazioni: negligenza nel lavoro, gravi reati, pericolo per la nazione, etc...

mercoledì 6 gennaio 2021

IO MATTEO, PROFESSIONE: DISTRUTTORE DI GOVERNI

 

Matteo Renzi, senatore della Repubblica Italiana (Ansa)

Abbiamo ormai imparato a conoscerlo in questi anni. Il "giovane" Matteo Renzi è nuovamente tornato alla ribalta con la sua specialità: far cadere i governi.
Che siano suoi o di altri poco importa, ormai la sua professione principale è diventata una sola, mandare a casa il Presidente del Consiglio e relativa legislatura.

Agli albori, in molti credettero nel così chiamato "rottamatore". Colui che avrebbe dovuto spazzar via dalla politica le vecchie volpi, e lasciar spazio a giovani menti riformatrici e ad una politica nuova e fresca.
Ma, come accade spesso nella politica italiana, ogni speranza è destinata ad infrangersi contro false promesse, supercazzole e roboanti prospettive. Il tutto attraverso una dialettica sagace e persuasiva, capace di ammaliare milioni di italiani, anche quelli più svegli e ferrati in materia. Ci siamo cascati in molti, inutile negarlo. Eppure oggi, Matteo Renzi, colui che avrebbe dovuto trascinarci verso una nuova era politica, si è trasformato nella marionetta di se stesso.

Un essere ormai accecato dal proprio ego e dalla sua mitomania, convinta di poter decidere le sorti di un intero paese, anche mentre fuori dalle mura del parlamento, imperversa una pandemia mondiale che sta mietendo vittime, tristezza e sta portando verso la disperazione milioni di persone in tutto il pianeta. Ma lui prosegue imperterrito e senza remore verso la disfatta dell'esecutivo. Per quale fine? per quale scopo?

Difficile dirlo, politicamente è un personaggio ormai già logoro e che può vantare un consenso marginale, ma purtroppo ancora oggi decisivo per indirizzare nel bene o nel male le sorti di un intero governo. Una nuova legislatura lo riporterebbe in parlamento? non certo da solo. Il 3-5-7% (ad essere ottimisti) non garantirebbero lui nulla di più di quello che ha oggi, anzi avrebbe solo da perderci. 
E allora cosa? un reale interesse del paese? No, ci siamo già cascati a questo tranello. Ciò che resta è un'alleanza con le destre, quelle stesse destre che egli ebbe il coraggio di combattere anni fa (almeno apparentemente), ed a cui oggi fa invece da maggiordomo con sul palmo non un piatto d'argento, ma di platino! Un assist perfetto per riportarli al potere, probabilmente con lui al fianco. Unico baluardo credibile della sua perversa mitomania che sta portando il governo Conte verso un inevitabile capolinea.

Io Matteo, professione: distruttore di governi.

BENVENUTI SUL MIO NUOVO BLOG

Ed eccomi qui, come promesso, sul mio nuovo blog, blog che come vedete ha semplicemente il mio nome, vi starete chiedendo il perchè, gius...