venerdì 8 gennaio 2021

USA: TRUMP IN TROUBLE

 

Donald Trump, Presidente uscente degli Stati Uniti d'Americano(Foto:Web)

I nostri occhi la scorsa notte sono stati tutti puntati a Capitol Hill, Washington DC, Usa. Lì dove il consiglio degli Stati Uniti d'America in seduta plenaria era riunito per certificare l'elezione di Joe Biden in qualità di nuovo presidente USA. Ma qualcosa, o meglio qualcuno, ha impedito che la democrazia americana, faro della civiltà democratica mondiale, venisse liberamente messa in atto.

Il nome da fare è uno solo, Donald Trump. Seppur non materialmente, è a lui solo che va attribuita la responsabilità dell'assalto al Campidoglio compiuto ieri dai suoi seguaci, volto ad impedire la ratifica del voto LIBERO E PULITO espresso dal popolo americano lo scorso novembre, ma che Trump ed i suoi più accaniti sostenitori non hanno mai accettato.

Jake Angeli, italo-americano, uno dei "capi" della rivolta

Ma chi sono coloro che erano lì presenti? armati fino al collo e con vestiti sgargianti, eccentrici e spesso al limite del ridicolo? Si tratta di suprematisti, membri dell'estrema destra, sudisti, complottisti. Gente spesso senza scrupoli e pronta con qualsiasi mezzo a raggiungere il proprio scopo. Ed è proprio su questo tipo di individui che Donald Trump ha trovato il suo terreno più fertile per condurre ad una vera e propria rivolta.

Si tratta di gente che crede ancora che bianchi e neri debbano avere diritti diversi o viaggiare su autobus differenti. Si tratta di gente che vive ancora nel 1800, quando negli stati del sud degli stati uniti i neri non erano altro che muli da soma utilizzabili unicamente come schiavi, e le donne di colore usate come giocattoli da divertimento. Si tratta di gente che crede che la terra sia piatta, che il cambiamento climatico sia un invenzione di una ragazzina svedese o che il coronavirus sia tutta un fandonia.

Ma attenzione! Costoro non vanno confusi con chi ha sostenuto elettoralmente Donald Trump, tanto quattro anni fa quando vinse, quanto lo scorso novembre. Scelta legittima, democratica e per certi versi anche giustificabile dai successi economici messi in campo dall'amministrazione Trump.
Il problema sorge quando lo stesso "tycoon", ben consapevole delle frange estreme presenti all'interno del suo elettorato, le utilizza per proprio tornaconto, sfruttando tutta la loro ignoranza per soverchiare la democrazia americana, tanto antica quanto preziosa per il mondo intero, decantata da Tocqueville duecento anni fa.

Ora però Trump è in trouble (Trump è in trappola), al capolinea! Almeno per quanto concerne le sue speranze (già flebili sin dal giorno seguente le elezioni) di restare alla casa bianca. Difficile dire tuttavia se sarà messo definitivamente fuori dalla scena politica americana. Certamente, dopo ciò che è accaduto a Capitol Hill la scorsa notte (italiana) costerà lui caro. L'impeachment* potrebbe essere infatti dietro l'angolo, ed i processi per i suoi reati fiscali ed ora anche sovversivi, da qui in avanti potrebbero segnare la sua vita fino alla fine dei suoi giorni.

(*) L'impeachment è un procedimento previsto dalla costituzione americana, volto a destituire un presidente per varie gravi motivazioni: negligenza nel lavoro, gravi reati, pericolo per la nazione, etc...

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